Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 17 febbraio 2020, n. 3908

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo,
Insindacabilità delle scelte imprenditoriali di riorganizzazione aziendale, nei
suoi profili di congruità ed opportunità, Soppressione della posizione di
quadro, con affidamento delle relative mansioni all’amministratore delegato,
Andamento economico negativo dell’azienda non va provato dal datore di lavoro,
Inesistenza della ragione organizzativa o produttiva, Licenziamento ingiustificato
per mancanza di veridicità o pretestuosità della causale addotta

 

Rilevato che

 

1. Con sentenza 31 marzo 2016, la Corte d’appello di
Bologna rigettava il reclamo proposto da E. s.r.l. avverso la sentenza di primo
grado, che ne aveva rigettato l’opposizione all’ordinanza, ai sensi dell’art. 1, comma 49 I. 92/2012, di
accertamento dell’illegittimità, per difetto di giustificato motivo oggettivo,
del licenziamento intimato ad A.L. il 27 gennaio 2014, con la condanna della
società datrice, in applicazione del novellato art. 18, quinto comma I. 300/1970,
al pagamento di un’indennità risarcitoria commisurata a venti mensilità
dell’ultima retribuzione di fatto, oltre accessori;

2. avverso la predetta sentenza la società ricorreva
per cassazione con due motivi, cui il lavoratore resisteva con controricorso;

3. entrambe le parti comunicavano memoria ai sensi
dell’art. 380bis 1 c.p.c.;

 

Considerato che

 

1. la società ricorrente deduce violazione e falsa
applicazione degli artt. 41 Cost., 3 I. 604/1966, 30 I. 183/2010, per
insindacabilità delle scelte imprenditoriali di riorganizzazione aziendale
comportanti la soppressione della posizione di quadro del lavoratore licenziato
(con affidamento delle relative mansioni all’amministratore delegato), indebitamente
valutate dalla Corte territoriale, non limitatasi alla verifica di sussistenza
del nesso causale tra le ragioni riorganizzative e detta soppressione, ma
intervenuta nel merito della scelta (primo motivo); omesso esame di un fatto
decisivo per il giudizio oggetto di discussione tra le parti, quale la corretta
valutazione delle effettive condizioni aziendali (secondo motivo);

2. in via preliminare, deve essere disattesa,
siccome infondata, l’eccezione di nullità del ricorso per la certificazione dell’autografia,
da parte del difensore avv. L.G. non iscritta (all’epoca) all’albo degli
avvocati cassazionisti, della sottoscrizione della procura speciale rilasciata
dalla società in calce al ricorso;

2.1. essa infatti costituisce una mera irregolarità,
che non comporta la nullità della procura, allorché l’atto sia stato firmato
anche da altro avvocato iscritto nell’albo speciale e indicato come codifensore
(Cass. 11 luglio 2006, n. 15718; Cass. 12 ottobre 2018, n. 25385): come appunto
nel caso di specie, nel quale il ricorso è stato sottoscritto anche dall’avv.
M.P. (di cui non è contestata la suddetta iscrizione), delegato a rappresentare
la parte insieme con l’avv. L.G.;

3. nel merito, è fondato il primo motivo, di
violazione e falsa applicazione delle norme suindicate per insindacabilità
delle scelte imprenditoriali di riorganizzazione aziendale comportanti la
soppressione della posizione di quadro del lavoratore licenziato;

3.1. in linea di diritto, giova ribadire l’ormai
consolidato indirizzo di legittimità, secondo cui, ai fini della legittimità
del licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo, l’andamento
economico negativo dell’azienda non costituisce un presupposto fattuale che il
datore di lavoro debba necessariamente provare, essendo sufficiente che le
ragioni inerenti all’attività produttiva ed all’organizzazione del lavoro,
comprese quelle dirette ad una migliore efficienza gestionale ovvero ad un
incremento della redditività, determinino un effettivo mutamento dell’assetto
organizzativo attraverso la soppressione di un’individuata posizione
lavorativa, non essendo la scelta imprenditoriale che abbia comportato la
soppressione del posto di lavoro sindacabile nei suoi profili di congruità ed
opportunità, in ossequio al disposto dell’art. 41
Cost.; ove, però, il giudice accerti in concreto l’inesistenza della
ragione organizzativa o produttiva, il licenziamento risulterà ingiustificato
per la mancanza di veridicità o la pretestuosità della causale addotta (Cass. 7 dicembre 2016, n. 25201; Cass. 3 maggio 2017, n. 10699; Cass. 3 dicembre 2018, n. 31158; Cass. 18 luglio 2019, n. 19302); essendo poi
sempre necessario che dette ragioni incidano, in termini di causa efficiente,
sulla posizione lavorativa ricoperta dal lavoratore licenziato, solo così
potendosi verificare la non pretestuosità del recesso (Cass. 28 marzo 2019, n.
8661);

3.2. nel caso di specie, non è contestata
l’effettiva soppressione della posizione del lavoratore licenziato (unico
dipendente con qualifica di quadro impiegato nell’azienda), né la sua
dipendenza in diretto rapporto causale dalla ragione riorganizzativa aziendale
comunicata nella lettera di licenziamento e realizzata “con l’attribuzione
delle relative mansioni in capo al legale rappresentante sig. C.S., anche per
il tramite dei rivenditori esterni in forza” (come riportato al secondo, e
ultimo, capoverso di pg. 2 della sentenza), avendo anzi lo stesso giudice di
merito preso “atto della soppressione del posto di tale qualifica”,
tuttavia ritenendo di non potersi a ciò limitare (così quarto e quinto alinea
del p.to 4 a pg. 4 della sentenza);

3.3. la Corte territoriale, come già il Tribunale
del quale ha condiviso l’indagine, ha così esteso il proprio accertamento alla
verifica della necessità dedotta dalla società datrice, a spiegazione della
ragione organizzativa, della “necessità di fronteggiare la situazione
sfavorevole di mercato e specifica della … azienda, soprattutto verso
l’estero” comportante “la stringente necessità di adottare un piano
di ristrutturazione organizzativa volto a ridurre i costi, anche relativi alle
trasferte e a recuperare efficienza”: così al primo capoverso di pg. 2
della sentenza), ritenendo di poterla escludere con il ribadire (al p.to 5 di
pgg. 5 e 6 della sentenza) la valutazione fatta dal primo giudice (in
particolare al secondo e ultimo capoverso di pg. 2 della sentenza);

3.4. in essa, la Corte felsinea ha in particolare
condiviso, per escludere detta condizione giustificativa dell’esigenza
riorganizzativa, una lettura dell’elemento obiettivo del “ricorso da parte
della Società nel 2013” (ultimo esercizio precedente il licenziamento del
27 gennaio 2014) “alla Cassa integrazione guadagni ordinaria”
meramente inferenziale, per la quale essa “denoterebbe difficoltà
meramente temporanee, non irreversibili” (così all’ultimo capoverso, lett.
e di pg. 2 della sentenza);

3.5. in tal modo, la Corte territoriale ha disatteso
i superiori principi di diritto, per i quali “esigere la sussistenza di
una situazione economica sfavorevole per rendere legittimo il licenziamento per
giustificato motivo oggettivo significa inserire nella fattispecie legale
astratta disegnata dall’art. 3
I. 604/1966 un elemento fattuale non previsto, con una interpretazione che
trasmoda inevitabilmente, talvolta surrettiziamente, nel sindacato sulla congruità
e sulla opportunità della scelta imprenditoriale”; pure occorrendo
“rilevare che, secondo l’art.
30, primo comma I. 183/2010 … in tutti i casi nei quali le disposizioni
di legge nella materie del lavoro privato e pubblico «contengano clausole
generali, ivi comprese le norme in tema di … recesso, il controllo giudiziale
è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell’ordinamento,
all’accertamento del presupposto di legittimità e non può essere esteso al
sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che
competono al datore di lavoro …>>” (Cass.
7 dicembre 2016, n. 25201, cit.).

4. le superiori argomentazioni, assorbenti l’esame
del secondo motivo, comportano l’accoglimento del ricorso, con la cassazione
della sentenza e rinvio, anche per la regolazione delle spese del giudizio,
alla Corte d’appello di Bologna in diversa composizione;

 

P.Q.M.

 

Accoglie il ricorso; cassa la sentenza e rinvia,
anche per la regolazione delle spese del giudizio di legittimità, alla Corte
d’appello di Bologna in diversa composizione.

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