Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 05 maggio 2020, n. 8451

Tributi, IRAP, Diritto al rimborso, Professionista inserito
in una associazione professionale, Attività di amministratore e sindaco di
società, Assenza di autonoma organizzazione, Onere di prova a carico del
contribuente, Esclusione

 

Fatti di causa

 

Rilevato che:

la parte contribuente, associazione professionale
tra dottori commercialisti e revisori proponeva ricorso avverso il silenzio
rifiuto dell’Amministrazione finanziaria in ordine al rimborso IRAP per gli
anni 2007-2008-2009;

la Commissione Tributaria Provinciale respingeva il
ricorso della parte contribuente, ritenendo che le attività di amministratore e
sindaco della società beneficiavano dell’apparato organizzativo dello studio
associato;

la Commissione Tributaria Regionale respingeva
l’appello della parte contribuente ritenendo che, sebbene le attività di
amministratore e sindaco possano essere esercitate a prescindere da una
struttura autonomamente organizzata, nel caso di specie la parte contribuente
non ha fornito alcuna prova idonea a superare la presunzione dell’esistenza di
una autonoma organizzazione qualora il professionista sia inserito in una
associazione professionale;

la parte contribuente proponeva ricorso affidato ad
un motivo e in prossimità dell’udienza depositava memoria insistendo per
l’accoglimento del ricorso, mentre l’Agenzia delle Entrate, non essendosi
costituita nei termini di legge mediante controricorso, si costituiva al solo
fine della partecipazione all’udienza di discussione ai sensi dell’art. 370, comma 1, c.p.c.

 

Ragioni della decisione

 

Considerato che con l’unico motivo d’impugnazione,
in relazione all’art. 360 cod. proc. civ., comma 1,
n. 3, la parte contribuente denuncia violazione e falsa applicazione degli artt. 2 e 3 del d.lgs. n. 446 del 1997
in quanto il rimborso era stato richiesto in relazione alle sole attività di
amministratore, sindaco e revisore di società, incarichi svolti dai singoli
associati utilizzando i mezzi della società amministrata, mentre il sindaco
effettua verifiche e controlli presso la società oggetto di controllo;

considerato che secondo questa Corte:

in tema di IRAP, qualora il professionista, oltre a
svolgere attività ordinaria di commercialista, sia titolare della carica di
sindaco di società, l’imposta non è dovuta anche per i compensi correlati a
quest’ultima attività, che vanno pertanto scorporati da quelli derivanti dalle
altre attività, ai sensi del combinato disposto degli artt. 3, comma 1, lett. c), e 8 del
d.lgs. n. 446 del 1997, che richiama solo le persone fisiche esercenti arti
e professioni di cui all’art. 49,
comma 1 (ora art. 53, comma 1),
del d.P.R. n. 917 del 1986 e non anche quelle di cui all’art. 49, comma 2, lett. a)
(successivamente, di cui all’art.
47, comma 1, lett. c-bis e, ora, di cui all’art. 50, comma 1, lett. c-bis), dello
stesso decreto (Cass. n. 17987 e 12496 del
2019);

in tema di IRAP, il professionista (nella specie,
commercialista) il quale sia inserito in uno studio associato, sebbene svolga
anche una distinta e separata attività professionale, diversa da quella
espletata in forma associata, ha l’onere di dimostrare, al fine di sottrarsi
all’applicazione dell’imposta, la mancanza di autonoma organizzazione, ossia di
non fruire dei benefici organizzativi recati dalla sua adesione alla detta
associazione che, proprio in ragione della sua forma collettiva, normalmente fa
conseguire agli aderenti vantaggi organizzativi e incrementativi della
ricchezza prodotta quali, ad esempio, le sostituzioni in attività – materiali e
professionali – da parte di colleghi di studio, l’utilizzazione di una
segreteria o di locali di lavoro comuni, la possibilità di conferenze e
colloqui professionali o altre attività allargate, l’utilizzazione di servizi
collettivi e quant’altro caratterizzi l’attività svolta in associazione professionale
(Cass. n. 766 del 2019);

ritenuto che la CTR, nel porre indistintamente per
tutte le tipologie di incarichi in capo al professionista l’onere della prova
dell’inesistenza di una autonoma organizzazione, si è attenuta soltanto al
secondo e al terzo dei principi citati (e quindi in particolare per quanto
riguarda l’attività svolta in qualità di amministratore di società e di
revisore) ma non anche al primo e dunque la sentenza è censurabile laddove ha
ritenuto necessaria la prova da parte del contribuente dell’inesistenza di una
autonoma organizzazione anche per i compensi derivanti dall’attività di sindaco
di società;

ritenuto pertanto che il motivo di impugnazione è
fondato nei termini di cui in motivazione e quindi il ricorso della parte
contribuente va accolto e la sentenza impugnata va cassata con rinvio alla
Commissione Tributaria Regionale dell’Emilia Romagna, in diversa composizione,
anche per le spese del presente giudizio.

 

P.Q.M.

 

Accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e
rinvia alla

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