Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 06 luglio 2021, n. 19143

Rapporto di lavoro, Trasferimento, Sussistenza di una vera e
propria riorganizzazione aziendale, Correttezza dell’individuazione del
lavoratore da trasferire, Accertamento

 

Rilevato che

 

1. Con sentenza n. 1425 depositata il 4.8.2017 la
Corte d’appello di Milano, in riforma della pronuncia del locale Tribunale, ha
accolto la domanda di M.F.F. proposta nei confronti di S.I. s.r.l. per
l’accertamento della illegittimità del trasferimento adottato con provvedimento
del 28.3.2014 ed ha condannato la società alla reintegrazione del lavoratore
nell’unità produttiva di Roma e all’adibizione alle mansioni ricoperte o a
mansioni equivalenti.

2. La Corte territoriale – ribadita (al pari del
giudice di primo grado) la natura collettiva del trasferimento (in quanto, come
previsto dall’art. 57 del
c.c.n.l. delle imprese radiotelevisive private, concerneva almeno 4
lavoratori entro un periodo di 4 mesi per la stessa sede di destinazione) –
rilevava che “la sussistenza del trasferimento della struttura B.O. e la
comunicazione di tale circostanza non da solo, elemento esaustivo a suffragare
la motivazione posta alla base del trasferimento”, sussistendo, a carico
del datore di lavoro, l’onere di fornire tutte le informazioni necessarie per
verificare da un lato la sussistenza di una vera e propria riorganizzazione
aziendale e dall’altro la correttezza dell’individuazione del lavoratore da
trasferire, non avendo, la società, dimostrato la sussistenza delle esigenze
tecniche organizzative né i motivi della corretta applicazione dei criteri di
scelta mutuati dalla legge n. 223 del 1991 e
recepiti dall’art. 57 del
c.c.n.l. applicato in azienda. La Corte aggiungeva che, avendo la società
proceduto al trasferimento a Milano dei dipendenti appartenenti al settore B.O.
in due differenti momenti (aprile 2014 e aprile 2015), non erano emerse le
ragioni in base alle quali il F. era stato destinatario del trasferimento
nell’ambito della prima tranche.

3. Avverso tale sentenza la società ha domandato la
cassazione della sentenza per tre motivi; il lavoratore ha resistito con
controricorso;

 

Considerato che

 

1. Con il primo motivo la società ricorrente
lamenta, ex art. 360, primo comma, n. 3,
cod.proc.civ., violazione e falsa applicazione dell’art. 2103 cod.civ. (nel testo antecedente alla
novella del d.lgs. n. 81 del 2015), avendo, la
Corte territoriale, trascurato che, in tema di trasferimento del lavoratore, le
norme non impongono alcun onere di forma né richiedono che il provvedimento debba
necessariamente contenere l’indicazione dei motivi né che il datore di lavoro
abbia l’obbligo di rispondere, al lavoratore che li richieda.

2. Con il secondo motivo la ricorrente lamenta, ex art. 360, primo comma, n. 3, cod.proc.civ.,
violazione degli artt. 115 e 420 cod.proc.civ. avendo, la Corte territoriale,
statuito l’illegittimità del trasferimento per mancata prova delle ragioni
poste a base del trasferimento e, contraddittoriamente, ritenuto di escludere
la prova testimoniale articolata dalla società i cui capitoli di prova
(interamente riprodotti) erano diretti a dimostrare l’effettività del
trasferimento collettivo (concernente l’intera struttura B.O., composta da 42
dipendenti, compreso il F.), le ragioni poste a base del trasferimento, il
criterio di scelta dei lavoratori ricollocabili sulla sede di Roma e le ragioni
della realizzazione del trasferimento in due tempi (aprile 2014 e aprile 2015)
nonchè le conseguenze dell’applicazione dei suddetti criteri nei confronti del
ricorrente.

3. Con il terzo motivo il ricorrente lamenta, ex art. 360, primo comma, n. 3, cod.proc.civ.,
violazione degli artt. 57 del c.c.n.l. Radio e Televisioni private (che
riproduce) e 2103 cod.civ., avendo, la Corte
territoriale, erroneamente ritenuto che il, contratto collettivo abbia recepito
l’applicazione dei criteri di scelta della legge n.
223 del 1991. La società ha esperito, come prevede il contratto collettivo,
un esame congiunto con le organizzazioni sindacali senza raggiungere alcun
accordo, adottando unilateralmente dei criteri di scelta per la parziale
ricollocazione sulla sede di Roma dei lavoratori addetti al B.O. (struttura
destinata ad essere trasferita a Milano) non avendo alcun limite
all’insindacabilità della scelta imprenditoriale se non il divieto di atti
arbitrari o discriminatori o comunque contrari a correttezza e buona fede.

4. I motivi del ricorso, che possono essere trattati
congiuntamente per stretta connessione logico-giuridica, sono meritevoli di
accoglimento

5. Questa Corte ha ripetutamente affermato che il
controllo giurisdizionale delle comprovate ragioni tecniche, organizzative e
produttive legittimanti il trasferimento del lavoratore deve essere diretto ad
accertare che vi sia corrispondenza tra il provvedimento datoriale e le
finalità tipiche dell’impresa e, trovando un preciso limite, nel principio di
libertà dell’iniziativa economica privata (garantita dall’art. 41 Cost.), non può essere ampliato al merito
della scelta operata dall’imprenditore che non deve presentare necessariamente
i caratteri dell’inevitabilità, essendo sufficiente che il trasferimento
concreti una delle ragionevoli scelte adottabili sul piano tecnico,
organizzativo e produttivo (cfr. ex plurimis, Cass. n. 17786 del 2002; Cass. n.
5087 del 2003; Cass. n. 4265 del 2007; Cass. n. 9921 del 2009; Cass. n. 5099 del 2011; Cass. n. 24775 del 2013; Cass. n. 11126 del 2016; Cass. n. 27226 del 2018).

Il controllo giudiziale resta, dunque, circoscritto
all’accertamento del nesso di causalità, tra il provvedimento di trasferimento
e le ragioni poste a fondamento della scelta imprenditoriale, senza che sia sindacabile
il merito di tale scelta al fine di valutarne l’idoneità o inevitabilità (cfr.
da ultimo Cass. n. 4795 del 2019).

5.1. E’ stato altresì affermato che, salvo che
risulti diversamente disposto dalla contrattazione collettiva, il datore di
lavoro, in applicazione dei principi generali di correttezza e buona fede (art. 1375 cod. civ.), qualora possa far fronte a
dette, ragioni avvalendosi di differenti soluzioni organizzative, per lui
paritarie, è tenuto, a preferire quella meno gravosa per il dipendente,
soprattutto nel caso in cui questi deduca e dimostri la sussistenza di serie
ragioni familiari ostative al trasferimento (Cass.
n. 11597 del 2003; Cass. n. 1608 del 2016).

5.2. La comunicazione del trasferimento del
lavoratore, come pure la richiesta dei motivi e la relativa risposta, in
difetto di una diversa previsione, sono assoggettate ai principio generale di
libertà delle forme (Cass. n. 109 del 2004; Cass.
n. 19425 del 2013); il provvedimento di trasferimento non è soggetto ad
alcun onere di forma e non deve necessariamente contenere l’indicazione dei
motivi, nè il datore di lavoro ha l’obbligò di rispondere al lavoratore che li
richieda (Cass. n. 11984 del 2010), salvo che
sia contestata la legittimità del trasferimento, avendo in tal caso il datore
di lavoro l’onere di allegare e provare in giudizio le fondate ragioni che lo
hanno determinato e non potendo limitarsi a negare la sussistenza dei motivi di
illegittimità oggetto di allegazione e richiesta probatoria della controparte (Cass. n. 11984 del 2010, Cass. n. 807 del 2017; Cass. n. 12029 del 2020). Il controllo
giurisdizionale sulla legittimità del provvedimento datoriale, a norma dell’art. 2103 del cod. civ., deve effettuarsi anche
alla luce dei principi generali di correttezza e buona fede di cui agli artt. 1175 e 1375 del
cod. civ. (Cass. n. 11597 del 2003; Cass. n. 6117 del 2005).

6. Nella specie, la Corte territoriale ha dato atto
della “sussistenza del trasferimento della struttura B.O.” (struttura
di appartenenza del F.) nonché della “comunicazione di tale
circostanza”, ma ha ritenuto non sufficientemente “esaustivi”
tali elementi, in quanto tali dati non erano “sufficienti a garantire al
lavoratore la piena, chiara, trasparente conoscenza , della situazione
sottostante fondante il trasferimento stesso e dei criteri posti alla base
dell’individuazione della sua persona piuttosto che di altri lavoratori ….
criteri di scelta mutuati dalla I.n.223/91 e
recepiti dall’art. 57 CCNL-FRT”.
Ha aggiunto che non risultava giustificata nemmeno la “scelta di
trasferire prima alcuni lavoratori, nel 2014, e poi altri, nel 2015, senza
operare una preventiva graduatoria del punteggio complessivo, al fine di
trasferire prima chi avesse minor punteggio”.

6.1. La sentenza impugnata non si è conformata ai
principi consolidati in materia di trasferimento del lavoratore, e innanzi
enunciati, in base ai quali il datore di lavoro non è tenuto né ad osservare
alcun obbligo di forma per la comunicazione del provvedimento né a fornire al
lavoratore l’indicazione dei motivi, avendo il datore di lavoro l’Onere di
allegare e provare in giudizio le fondate ragioni che hanno determinato il
trasferimento nonché il rispetto, soprattutto nell’ipotesi di trasferimento che
abbia riguardato i un numero ampio di dipendenti, dei principi di buona fede e
correttezza. La Corte territoriale ha ritenuto insussistenti le ragioni
tecniche, organizzative e produttive che giustificavano il provvedimento senza
consentire alla società di fornirne la prova e statuendo l’illegittimità del
provvedimento sulla base della violazione di regole procedurali dettate per
altre fattispecie (legge n. 223 del 1991 in
materia di licenziamenti collettivi) e non ricavabili dalla contrattazione
collettiva applicata in azienda.

7. Alla luce delle considerazioni esposte, il
ricorso va accolto, la sentenza impugnata va cassata e rinviata alla Corte di
appello di Milano, in diversa composizione, che provvederà altresì alla
regolazione delle spese del presente giudizio di legittimità.

 

P.Q.M.

 

accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e
rinvia alla Corte di appello di Milano, in diversa composizione, cui demanda di
provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità.

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